Bene Gianni, grazie e sono lieta di aver ispirato collaboro sempre volentieri con la tua tensione verso la scrittura di nuovi post.
Mentre le piste luminose e veloci ti motivano alla gioia di una giornata magnifica rispondo che anche io penso che “Sulla questione vedo solo soluzioni a livello di singolo insegnante.”
Ma anche io devo spiegar meglio il perché delle mie deduzioni (casomai potessero esser utili) che nascono dalla mia personale riflessione sulla pratica didattica. Naturalmente mi è capitato, anche recentemente, di riscontrarle e confrontarle anche con altri insegnanti.
La pratica didattica, mia e di altri (non tutti e questo va detto) docenti dimostra che le motivazioni:
A) potrebbero essere assai più efficaci se individuate e coltivate dall’equipe degli insegnanti che si confronta con la realtà-classe. Non parlo di consiglio di classe perché restringerei il campo, o lo allargherei: non tutti sono disponibili a questa attenzione.
A1) Ma non sempre si riesce a fare un lavoro collettivo; per questo è inevitabile orientarsi verso soluzioni a livello del singolo insegnante, a sua volta motivato a perseguire la sua mission
Probabilmente ci sono anche altri motivi, ma su questo aspetto il tuo post
B) Non penso siano credibili motivazioni valide al 100% per qualsiasi gruppo classe, scuola, disciplina.
C)Individuare le motivazioni è un obbiettivo necessariamente flessibile e adattabile: una specie di opera aperta:
1) anno per anno per ogni diversa classe
2) giorno per giorno quando si entra in classe
3) personalizzata per gli alunni che hanno bisogno/diritto di essere resi partecipi del lavoro della classe.
Un lavoraccio? Beh nessuno ha mai detto che insegnare sia facile… Ma se vogliamo ottenere un livello di considerazione più gratificante dovremo farcene una ragione.
Le tecnologie possono essere un terreno di dialogo e costruzione coi nostri studenti; non saranno la soluzione, ma strumento sì.